DSA è l’acronimo di Disturbo Specifico dell’Apprendimento. Si tratta di un disturbo che coinvolge uno specifico dominio di abilità, lasciando intatto il funzionamento intellettivo generale. Le abilità di lettura, scrittura e di calcolo vengono perciò acquisite ma non automatizzate.
Spesso è frequente la compresenza nella stessa persona di più disturbi dell’apprendimento o la compresenza di altri disturbi neuropsicologici (come ADHD) o psicopatologici (ansia, depressione e disturbo della condotta).
I DSA hanno un’incidenza che oscilla tra il 2,5 e il 3,5% della popolazione in età evolutiva per la lingua italiana (dato raccolto la sito dell’AID: Associazione Italiana Dislessia).
Nella letteratura inglese e/o americana, invece, la percentuale di prevalenza della dislessia è maggiore, tra il 5 ed il 17% (Shaywitz, 2005; Barbiero, 2012), essendo l’inglese una lingua opaca e non trasparente come l’italiano.
I DSA sono diagnosticabili a partire dalla fine della 2° classe della scuola primaria (e alla fine della classe 3° primaria per la discalculia).
È importante però distingue una difficoltà da un disturbo dell’apprendimento.
La difficoltà, a differenza del disturbo, non è innata ed è modificabile con mirati interventi riabilitativi. Il ragazzo riesce ad automatizzare i processi anche se con tempi più lunghi rispetto alla classe. Il disturbo, invece, persiste anche a seguito di un trattamento specifico per migliorare le difficoltà emerse.
Quali tipi di DSA esistono?
Nella legge 8 ottobre 2010 n. 170, all’Art.1 viene data una definizione con valore legislativo ai Disturbi Specifici dell’Apprendimento. In sintesi, vengono riconosciute:
Dislessia
La dislessia è il disturbo specifico della lettura che si manifesta con una difficoltà a effettuare una lettura accurata e fluente in termini di velocità e correttezza.
Questo disturbo può comportare anche una difficoltà nella comprensione del testo poiché l’impegno nella decodifica è così alto da non permettere al bambino di capire, durante la lettura, il contenuto del brano.
Disortografia
La disortografia è il disturbo specifico della scrittura che si manifesta con difficoltà nella competenza ortografica e fonografica. Errori comuni sono: aggiungere, omettere o sostituire vocali, consonanti o intere sillabe, non rispettare le regole ortografiche relative all’uso dell’acca, delle doppie, dell’apostrofo o dell’accento.
Disgrafia
La disgrafia, invece, è la difficoltà a scrivere in modo fluido, veloce ed efficace. Riguarda quindi la componente motoria ed esecutiva dalla scrittura. Il bambino scrive infatti in modo molto disordinato, non rispetta lo spazio del foglio, presenta delle variazioni nella dimensione delle lettere e ha difficoltà a leggere i testi autoprodotti.
Disortografia e disgrafia, possono presentarsi in forma isolata o congiunta tra loro. In entrambi i casi, la difficoltà maggiore sarà legata alla correzione (da parte di altri) e all’autocorrezione del testo prodotto dal bambino.
Discalculia
La discalculia è il disturbo specifico dell’abilità di manipolare i numeri ed eseguire calcoli rapidi a mente. Anche memorizzare le tabelline risulta un’attività difficile. La discalculia, come gli altri DSA, può riguardare solo uno o più abilità matematiche e può presentarsi in forma isolata o insieme agli altri DSA. In percentuale però, solo nello 0,5-1% dei casi si potrebbe parlare di vera discalculia evolutiva, poiché più spesso si tratta di una difficoltà di apprendimento della matematica correlato ad un DSA.
Cause: fattori genetici e ambientali
Parlare dei fattori che determinano un DSA è argomento complesso che richiederebbe un approfondimento maggiore. In questo articolo ci limiteremo a dire che i DSA sono determinati da un complesso intreccio tra fattori genetici e ambientali. Come riportato nella Consensus Conference 3 del 2011:
“Le disfunzioni neurobiologiche alla base dei disturbi interferiscono con i normali processi di acquisizione della lettura, della scrittura e del calcolo. I fattori ambientali (rappresentati dalla scuola, dall’ambiente familiare e dal contesto sociale) si intrecciano a quelli neurobiologici e contribuiscono a determinare il fenotipo del disturbo e un maggiore o minore adattamento”.
Dalla rilevazione alla diagnosi dei DSA
Già dall’ultimo anno della scuola dell’infanzia è possibile individuare una serie di campanelli d’allarme legati alla fragilità nell’acquisizione di specifiche competenze, come:
– Aspetti meta fonologici (denominazione di parole, scorretta identificazione dei suoni iniziali e finali delle parole, segmentazione e fusione fonemica);
– Ritardi nello sviluppo del linguaggio;
– Anomalie nelle sequenze (difficoltà a memorizzare giorni della settimana, mesi, stagioni, elencare i numeri o parole in avanti e all’indietro)
– Difficoltà nell’orientamento spazio-temporale
– Difficoltà legate alla motricità fine (impugnatura della penna, difficoltà nella manipolazione di piccoli oggetti e nell’utilizzo delle forbici, dei pennelli…).
– Difficoltà nella coordinazione visivo-motoria (difficoltà nel disegno spontaneo e su copia, ricomposizione di puzzle e costruzioni).
L’ingresso del bambino alla scuola primaria e l’osservazione nei primi due anni scolastici è di solito cruciale per l’individuazione dei bambini che potrebbero sviluppare dei disturbi specifici dell’apprendimento. Sono spesso insegnanti e genitori a segnalare tali difficoltà e ciò dovrebbe dare l’avvio al percorso diagnostico.
Se un bambino presenta una o più delle difficoltà sopracitate, non necessariamente però deve avere un DSA. Potrebbe semplicemente avere bisogno di più tempo, o potrebbero esserci altri problemi del neurosviluppo che compromettono il suo apprendimento.
Per questo è sempre meglio effettuare un percorso diagnostico approfondito, per individuare la natura delle difficoltà e poter così aiutare il bambino nel modo migliore. A partire dalla fine della seconda classe della scuola primaria, oltre ai test di lettura, scrittura e delle abilità matematiche, infatti, si valuta anche il profilo cognitivo del bambino per escludere la presenza di problemi generalizzati (come funzionamento intellettivo limite o disabilità cognitiva). Viene fatta anche un’anamnesi per verificare la storia clinica e scolastica del bambino, al fine di escludere la presenza di possibili problemi sensoriali o di situazioni ambientali che possano aver ostacolato l’apprendimento.
La diagnosi di DSA può essere condotta da psicologi e neuropsichiatri infantili, anche in collaborazione con logopedisti e pedagogisti, e può essere svolta sia presso i Servizi di Neuropsichiatria Infantile o i Servizi per l’età evolutiva dell’Ulss territoriale presentando l’impegnativa del pediatra o tramite l’invio da parte della scuola; oppure presso una struttura privata iscritta nell’Elenco regionale degli enti privati autorizzati all’emissione della diagnosi di DSA.
Il ruolo della scuola nei confronti dei BES
La scuola, a fronte della certificazione consegnata dai genitori, ha il compito di predisporre tutte le misure previste dalla legge per tutelare il diritto allo studio degli alunni con DSA (Legge 170/2010). In particolare, entro fine novembre (o entro 3 mesi da quando la certificazione è stata presentata a scuola) il consiglio di classe deve accordare con la famiglia un Piano Didattico Personalizzato (PDP) per sostenere il processo di apprendimento dell’alunno con DSA e mettere in atto strumenti compensativi e misure dispensativi che aiutino l’alunno a raggiungere il proprio successo scolastico.
Se l’alunno, al termine dei test, non è stato inquadrato come alunno con DSA ma persistono comunque delle difficoltà scolastiche che, anche transitoriamente, ostacolano il suo percorso di apprendimento scolastico, allora il consiglio di classe può, con autonoma decisione, inquadrare il ragazzo come BES, cioè come alunno con un Bisogno Educativo Speciale.
Dal 2012 il MIUR ha pubblicato alcune circolari e direttive ministeriali per tutelare questa categoria che comprende tutti gli alunni con forme di disabilità, disturbi del neurosviluppo, o altre situazioni che compromettono il successo nell’apprendimento, comprese le situazioni di svantaggio socioculturale o linguistico (per gli alunni stranieri), o i problemi di natura emotiva, anche transitori.
Quindi, per chiarire, anche un bambino con DSA è un alunno con BES.
Se volete approfondire il tema dei DSA, vi consiglio queste due guide:
– Dislessia e altri DSA a scuola, Erickson
– La dislessia e i DSA, Giunti Scuola
Dott.ssa Giulia Bellè
Tutor dell’apprendimento